Scoppia la BATTAGLIA del GRANO | A rischio pasta e pane Made in Italy
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Articolo aggiornato mercoledì, 20 Luglio 2016 17:12
Scoppia la BATTAGLIA del GRANO
Hanno affollato Roma migliaia di agricoltori provenienti da tutte le regioni per difendere il grano italiano che sta affrontando una crisi senza precedenti. Scoppia la battaglia del grano.
GRANO: importato dall’estero piuttosto che Made in Italy
Il grano sta combattendo una crisi senza precedenti con quotazioni più basse di 30 anni fa. Questo rischia di provocare la chiusura di migliaia di aziende agricole impegnate nella coltivazione più estesa sul territorio italiano. E così scoppia la battaglia del grano.
La protesta degli agricoltori
Si sono incontrati migliaia di agricoltori oggi a Roma, davanti al Ministero delle Politiche Agricole in via Venti Settembre dove il Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina ha convocato il tavolo di crisi nazionale con i rappresentanti delle Regioni e della filiera, dai campi all’industria fino alla distribuzione.
Scoppia la battaglia del grano e con la mobilitazione gli agricoltori vogliono combattere la crisi provocata dall’aumento delle importazioni soprattutto da Paesi extracomunitari mentre i raccolti nazionali vengono lasciati nei magazzini per effetto di manovre speculative che provocano la desertificazione di milioni di ettari di terreno. Questo mette a rischio il futuro della filiera dei prodotti più rappresentativi del Made in Italy nel mondo come la pasta e il pane.
Analogamente a quanto fatto per i prodotti lattiero caseari, per eliminare le speculazioni, la Coldiretti chiede che venga introdotto l’obbligo di indicare l’origine del grano impiegato nell’etichetta della pasta e dei prodotti da forno, riportando le corrette informazioni al consumatore, valorizzando i marchi italiani.
Le quotazioni dei prodotti agricoli: -42% prezzi grano
Il pezzo del grano duro nella seconda settimana di luglio in piena trebbiatura è sceso del 42%.
Coldiretti nel suo rapporto fa anche notare che le quotazioni dei prodotti agricoli dipendono sempre meno dall’andamento reale della domanda e dell’offerta e sempre più dai movimenti finanziari e dalle strategie speculative. Queste trovano nel Chicago Board of Trade il punto di riferimento del commercio mondiale delle materie prime agricole su cui chiunque può investire anche con contratti derivati.
Il risultato è che oggi il grano duro per la pasta viene pagato anche 18 centesimi al chilo mentre quello tenero per il pane è sceso addirittura ai 16 centesimi al chilo, su valori al di sotto dei costi di produzione che mettono a rischio il futuro del granaio italiano. In pericolo non ci sono solo la produzione di grano e la vita di oltre trecentomila aziende agricole che lo coltivano ma anche un territorio di 2 milioni di ettari a rischio desertificazione e gli alti livelli qualitativi per i consumatori garantiti dalla produzione Made in Italy.
Un altro dato preoccupante: le importazioni in Italia sono quadruplicate
Nella protesta di questa mattina, Coldiretti ha sottolineato che le importazioni in Italia sono quadruplicate (+315%) dall’Ucraina, che è diventato nel 2016 il terzo fornitore di grano tenero per la produzione di pane mentre per il grano duro da pasta, il primato spetta al Canada che ha aumentato del 4% le spedizioni.
Complessivamente le importazioni di grano duro e tenero in Italia sono aumentate del 14% nel primo trimestre del 2016 rispetto al 2015 e la dipendenza dall’estero potrebbe ulteriormente aggravarsi.
E non è un caso se il Ministro dell’agricoltura russo Alexander Tkachev abbia appena annunciato che la Russia, dopo essere diventata nel 2015 il principale esportatore di grano, ha iniziato a produrre pasta di grano duro che sarà presto esportata all’estero.
Coldiretti ricorda che l’Italia nel 2015 ha importato circa 4,3 milioni di tonnellate di frumento tenero e 2,3 milioni di tonnellate di grano duro.
Questo vuol dire che più di un pacco di pasta su tre e più della metà del pane in vendita in Italia è fatto con grano straniero.
E questo i consumatori non lo possono sapere perché non è ancora obbligatorio indicare la provenienza in etichetta.
La qualità del grano italiano peraltro non è certo in discussione ed è confermata dalla nascita e dalla rapida proliferazione di marchi che garantiscono l’origine italiana del grano impiegato al 100%.
GIORNALISTA iscritto all'Ordine dei Giornalisti Regione Puglia .
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