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Articolo aggiornato mercoledì, 13 Settembre 2017 9:14
Usare il cellulare in classe
Stanno facendo discutere parecchio le dichiarazioni del Ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli che è favorevole a far usare il cellulare in classe.
“Una straordinaria opportunità”
Così ha definito la possibilità dell’introduzione di quella che sarebbe una svolta nel mondo della scuola. La caduta forse di uno degli ultimi tabù che ancora reggeva nelle scuole e nella nostra società. Milioni di studenti potrebbero ritrovarsi poco dopo l’inizio del nuovo anno scolastico con la possibilità di utilzzare lo smartphone in classe. E non è solo una intenzione perché la Fedeli ha annunciato che “una commissione ministeriale varerà le linee guida dell’utilizzo dello smartphone in aula“.
Secondo Fedeli il telefonino in mano a un 13enne sarebbe “uno strumento che facilita l’apprendimento, una straordinaria opportunità che deve essere governata“. Sempre secondo il Ministro i ragazzi possono imparare attraverso internet, guidati da insegnanti preparati e da genitori consapevoli”.
Il mondo delle favole del Ministro
Qualcuno dovrebbe avvisare il Ministro Fedeli che ogni insegnante ha il proprio grado di preparazione così come non tutti i genitori possono essere altrettanto preparati e consapevoli. La Fedeli probabilmente non immagina l’esistenza anche di insegnanti e genitori che non utilizzano lo smartphone (ebbene sì, esistono) ma solo normali telefonini. Ignora il Ministro che forse le priorità nel mondo dell’istruzione sarebbero altre, necessarie e urgenti:
- edifici scolastici: manutenzioni assenti o carenti, strutture assolutamente non sicure che renderebbero necessario lo svolgimento delle attività scolastiche in edifici nuovi di zecca per ospitare gli studenti;
- materiale in dotazione delle scuole insufficiente o del tutto assente;
- assenza di luoghi adibiti a laboratori e palestre;
- insegnanti non sempre adeguatamente preparati e insegnanti mai stabilizzati dopo anni di lavoro.
Usare il cellulare in classe: cosa dicono le norme oggi
Il Ministro dell’Istruzione, riguardo anche all’utilizzo di cellulari durante le ore didattiche, con la direttiva del 15 marzo 2007, ha fornito le linee di indirizzo e i chiarimenti interpretativi, sollecitando opportune iniziative di carattere operativo. Il il divieto di utilizzo del cellulare durante le ore di lezione è indicato tra i doveri nello Statuto delle studentesse e degli studenti (D.P.R. 24 giugno 1998, n. 249).
L’articolo 3 del D.P.R. n. 249/1998
Tra i doveri citati nell’articolo 3 si evince la sussistenza di un dovere specifico di non utilizzare il telefono cellulare, o altri dispositivi elettronici, durante lo svolgimento delle attività didattiche.
L’uso del cellulare e di altri dispositivi elettronici rappresenta tra l’altro un elemento di distrazione sia per chi lo usa che per i compagni. E’ inoltre una grave mancanza di rispetto per il docente e coloro che trasgrediscono possono essere puniti con sanzioni disciplinari dall’istituto scolastico nei modi indicati nel proprio regolamento interno. Tra le sanzioni è anche previsto il ritiro temporaneo dell’apparecchio di cui non è consentito l’uso durante le lezioni.
E’ sempre vietato l’uso del cellulare a scuola? NO
Usare il cellulare è permesso (dal docente) solo nei casi urgenti o gravi per i quali si renda necessario consentire la comunicazione tra studente e genitori.
Usare il cellulare in classe: il divieto vale solo per gli studenti? NO
Il divieto di utilizzare telefoni cellulari durante lo svolgimento di attività di insegnamento e apprendimento trova la sua applicazione anche nei confronti del personale docente. A stabilirlo è la Circolare n. 362 del 25 agosto 1998) che spiega la necessità del divieto per i doveri derivanti dal CCNL vigente. Non solo, la necessità è anche quella di dare l’esempio ai più giovani assicurando anche all’interno della comunità scolastica le migliori condizioni per uno svolgimento sereno ed efficace delle attività didattiche.
Le scuole, così come per gli studenti, devono pertanto prevedere nel proprio regolamento interno, una serie di sanzioni applicabili sia nei confronti degli studenti che dei docenti.
Duro il commento del Codacons
Secondo l’associazione consumatori si tratta di “follia allo stato puro“, questo è il commento del Codacons che boccia senza appello la decisione di Valeria Fedeli. Spiega il presidente Carlo Rienzi: “Non capiamo se questa idea di consentire l’utilizzo dei telefonini in classe sia uno scherzo, una provocazione, o il frutto di un colpo di testa del Ministro.
Al pari dei cellulari, anche le sigarette o i prodotti alcolici fanno parte del mondo dei ragazzi: allora perché, seguendo il criterio del Ministro, non consentire di fumare e bere durante le lezioni? Il Ministro si assumerà le responsabilità penali delle conseguenze sulla salute degli studenti, ed invitiamo già da oggi i professori, se non vogliono rispondere dei danni arrecati agli alunni, a rifiutare categoricamente l’uso dei cellulari nelle scuole”.
Consentire di usare il cellulare in classe: “Un provvedimento pericolosissimo”
Prosegue Rienzi: “Si tratta di un provvedimento pericolosissimo, che rischia di portare i ragazzi alla perdita della capacità di pensare, leggere e scrivere in modo indipendente dai telefonini. Sono noti a tutti i rischi connessi all’uso degli smartphone, dal punto di vista sia mentale che fisico, specie sui più giovani.
Già dal 2011 la Iarc, agenzia dell’Oms, ha classificato i telefonini come prodotti a rischio cancerogeno Numerosi studi internazionali confermano i pericoli per la salute determinati dagli smartphone. Specialmente quelli di ultima generazione hanno un impatto biologico 4 volte maggiore, perché trasmettono contemporaneamente su più frequenze, per inviare dati, immagini, ecc.. Diverse sentenze dei tribunali italiani hanno confermato tale aspetto, riconoscendo il nesso tra insorgenza del tumore e uso del telefonino”.
LEGGI ANCHE
- Direttiva del 15 marzo 2007 (linee guida del Ministero sull’uso dei cellulari a scuola)
- D.P.R. 24 giugno 1998, n. 249 (doveri degli studenti)
- Circolare n. 362 del 25 agosto 1998 (divieto per il personale docente)
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