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Astensionisti e Renzi esultano | Referendum, Italia SENZA QUORUM!
Astensionisti e Renzi esultano: i risultati del Referendum del 17 aprile 2016 parlano chiaro, è un’Italia senza dignità, senz’anima e irresponsabile.
Hanno votato complessivamente il 31,19% degli italiani
Nel complesso (tra Italia e italiani all’Estero) ha votato il 31,19% degli italiani (in Italia il 32,16%), ben lontano da quel 50% più uno utile per permettere l’approvazione della proposta del Referendum abrogativo («Volete voi che sia abrogato l’art. 6, comma 17, terzo periodo, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, “Norme in materia ambientale”, come sostituito dal comma 239 dell’art. 1 della legge 28 dicembre 2015, n. 208 “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di Stabilità 2016)”, limitatamente alle seguenti parole: “per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale” ?»). Ne avevamo parlato in questo articolo alcuni giorni prima del referendum.
Ciò che va sottolineato è che dei complessivi (compresi gli italiani all’Estero) 15.806.788 votanti (su 50.675.406 elettori, il 31,19% appunto), l’85,84% ha votato SI (13.334.754 votanti) e il 14,16% ha votato NO (2.198.813 votanti). Dei votanti in Italia invece l’86,44% ha votato SI, il 13,56% ha votato NO. Dunque gli astensionisti e Renzi esultano perché la stragrande maggioranza di coloro che sono andati a votare, si è espressa con il SI, la differenza l’hanno fatta i NON VOTANTI e alla fine hanno vinto loro e tutti coloro che hanno spinto sull’astensione consapevoli che questo avrebbe portato alla bocciatura del referendum.
Astensionisti e Renzi esultano: il ricatto occupazionale e il menefreghismo tipico degli italiani hanno vinto ancora
E’ ormai una “malattia cronica” degli italiani quella di andarsene al mare o in qualunque altro posto quando invece servirebbe riversarsi in massa in cabina elettorale per cercare di cambiare le cose di cui ci si lamenta quotidianamente. E invece no, perché il “Non è un problema mio” (vedasi la percentuale dei votanti in Trentino, la più bassa d’Italia, di poco inferiore a quelle di Calabria, Campania e Sicilia) e i presunti timori di perdere anche quel poco che si ha (chi ha la fortuna di averlo), ha la meglio su tutto il resto. E alla fine gli astensionisti e Renzi esultano, possono farlo solo loro. Quindi se lo slogan di chi spingeva all’astensione e al NO, fino al giorno del referendum, era quello di far credere che la vittoria del SI avrebbe potuto causare la perdita di centinaia di posti di lavoro, moltissimi elettori si sono fatti condizionare da queste previsioni “apocalittiche” e non sono andate a votare. Se poi a questo aggiungiamo anche che fino al giorno stesso del referendum, le tv hanno puntualmente sottolineato la solita frase “Il Referendum promosso da 9 regioni..” quasi a voler cercare di creare confusione nelle menti dei più distratti che magari hanno erroneamente pensato che si votasse solo in 9 regioni e non in tutta Italia… tutto ha contribuito al fallimento del referendum. Eppure la Basilicata è la regione dove si è votato di più, seguita dalla Puglia e dal Veneto dove la “pigrizia” e i timori del presunto devastante impatto occupazionale derivante dall’eventuale vittoria del SI, ha inciso meno che in altre regioni d’Italia. Sia chiaro, ha inciso meno, ma ha inciso ugualmente perché, al contrario dell’ottuso ottimismo di quelli che sentono di sbandierare i presunti risultati in prospettiva positivi (nonostante la sconfitta), se invece del 40% e 50% di votanti, avessimo letto nei risultati finali 80% e 90% di votanti, forse il referendum sarebbe passato e solo in questo caso i risultati sarebbero stati considerati positivi (ovviamente). Chi dice il contrario, vive in un mondo suo o sta facendo probabilmente propaganda (in prospettiva) a sé stesso oppure all’associazione/partito che rappresenta.
In Puglia, dove hanno votato il 41,65%, si è votato di più a Lecce (47,55%) e si è votato di meno a Foggia (36,08%). A Taranto molti sono contenti del fatto che si sia recato alle urne il 41,74% ma con tutti i problemi ambientali di cui soffre il capoluogo ionico, non si spiega (apparentemente) il perché quel 41% non sia almeno 90% (!). Poi però ci si ferma a riflettere e si torna a pensare al menefreghismo dei tarantini evidenziato in più occasioni nel recente e remoto passato (vedasi referendum sulla chiusura dell’Ilva dove non andò quasi nessun tarantino a votare) e soprattutto al ricatto occupazionale che (come quello messo in atto dall’Ilva) si è fatto sentire anche stavolta e si capisce il motivo di quel 41,74% del quale, a nostro avviso, non bisogna affatto gioire.
I votanti regione per regione
Piemonte: 32,74%
Valle D’Aosta: 34,02%
Lombardia: 30,46%
Trentino Alto Adige: 25,19%
Veneto: 37,86%
Friuli Venezia Giulia: 32,16%
Liguria: 31,62%
Emilia Romagna: 34,27%
Toscana: 30,77%
Umbria: 28,42%
Marche: 34,75%
Lazio: 32,01%
Abruzzo: 35,44%
Molise: 32,73%
Campania: 26,13%
Puglia: 41,65%
Basilicata: 50,16%
Calabria: 26,69%
Sicilia: 28,40%
Sardegna: 32,34%
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Gli effetti dell’insuccesso del Referendum
Il mancato raggiungimento del quorum permetterà alle attività di estrazione di continuare fino all’esaurimento del giacimento. Non solo, la speranza e la prospettiva di investire sulle fonti energetiche alternative (“pulite”) avrà sempre più ostacoli se non addirittura sarà impedita. L’astensione (e i pochi NO di chi ha votato) ha praticamente detto che gli italiani non si fidano delle fonti alternative ma faranno ancora affidamento sul gas e sull’estrazione del petrolio in barba alle possibili ulteriori ricadute ambientali “in cambio” di una (presunta) continuità occupazionale.
Auguri italiani!
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