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Folla al corteo Stop Ttip | A Roma contro il trattato USA-UE
Folla al corteo Stop Ttip. Ieri 7 maggio 2016 Roma è stata invasa da cittadini, sindacati e associazioni in difesa del futuro sociale, economico e lavorativo dell’Italia.
Cittadini e associazioni per difendere il proprio futuro
Ieri pomeriggio intorno alle 15.30 si è riunita a Roma la Folla al corteo Stop Ttip costituita da persone giunte da ogni parte d’Italia per protestare contro quella che è considerata una vera e propria minaccia per il futuro dell’Italia e dell’Europa. C’erano anche famiglie e bambini al corteo partito da piazza della Repubblica che, gridando “avete toccato il fondo“, è poi giunto a piazza San Giovanni. Da Greenpace che, rivolgendosi a Obama, ha mostrato su terrazza del Pincio lo striscione “Yes we can stop TTIP!“. Tra la Folla al corteo Stop Ttip , in rappresentanza del Governo, c’era il Ministro delle politiche agricole, Maurizio Martina che ha cercato di tranquillizzare tutti. C’erano anche i sindacati CGIL e FIOM rappresentati dalla Camusso, leader della CGIL che ha, tra le altre cose, urlato con forza “È un trattato che calpesta i diritti dei lavoratori!” e da Landini.
La campagna #StopTtip e per cosa sta protestando
Un numero costantemente in crescita (nato tre anni fa) di comitati, associazioni di movimento, organizzazioni contadine e sindacali, consumatori e comuni cittadini si sono da tempo uniti nella protesta contro il Ttip rivendicando, con la campagna Stop Ttip (cliccaci sopra per sapere tutto sulla campagna), trasparenza e sfidando la segretezza che ha circondato lo sviluppo del negoziato sul TTIP. La campagna, oltre a creare mobilitazione sociale coinvolgendo sindaci, comitati, reti di movimento, organizzazioni sindacali, associazioni contadine e di consumatori, ambientalisti e agricoltori, ha sensibilizzato e ha fatto informazione.
I motivi delle preoccupazioni e della protesta sono legati al fatto che l’Unione Europea e USA, secondo gli aderenti alla campagna, stanno negoziando da quasi tre anni il Partenariato Transatlantico sul Commercio e gli Investimenti (TTIP), il cui obiettivo, al di là della riduzione dei dazi doganali già esigui, è soprattutto quello di ridefinire le regole del gioco del commercio e dell’economia mondiale, anche attraverso l’armonizzazione di regolamenti, norme e procedure su beni e servizi prodotti e scambiati nelle due aree.
L’Unione Europea e gli Stati Uniti presentano questo accordo come una questione tecnica, invece si tratta di argomenti che toccano da vicino la quotidianità di tutti: l’alimentazione e la sicurezza alimentare, le prospettive di sviluppo economico e occupazionale, soprattutto delle piccole e medie imprese, il lavoro e i suoi diritti, la salute e i beni comuni, i servizi pubblici, i diritti fondamentali, l’uguaglianza di tutti di fronte alla legge e la democrazia.
Da ora al prossimo giugno, i negoziati entrano in una fase decisiva. Infatti, nonostante gli incontri negoziali siano ben lungi dall’aver trovato un accordo su molti dei punti in agenda, esiste una forte pressione per produrre una sintesi prima che le elezioni statunitensi entrino nel vivo con il rischio di regalare ai cittadini un esito molto pericoloso: un accordo quadro generico, che permetta ad USA e UE di sbandierare il risultato raggiunto, per poi procedere alla sua applicazione dettagliata attraverso tavoli “tecnici”, che opereranno con ancor più segretezza e opacità di quelle da tempo denunciate.
In questo modo inoltre il governo degli Stati Uniti, la Commissione Europea e le multinazionali che spingono il TTIP vorrebbero ottenere il risultato di depotenziare la protesta, che in questi tre anni si è estesa a macchia d’olio su entrambe le sponde dell’Atlantico.
Una campagna che denuncia il delinearsi di un nuovo quadro giuridico pericoloso per i diritti e la democrazia, nel quale i profitti delle lobby finanziarie e delle grandi imprese multinazionali prevarrebbero sui diritti individuali e sociali, sulla tutela dei consumatori, sui beni comuni e sui servizi pubblici, negando nei fatti un modello di sviluppo e di economia attento ai lavoratori, alla qualità e all’ambiente.
Il TTip minaccia i diritti dei lavoratori, la tutela dell’ambiente e la sicurezza alimentare, mette sul mercato sanità, istruzione e servizi pubblici, pone a rischio la qualità del cibo e dell’agricoltura e l’attività di gran parte delle piccole e medie imprese.
Il TTIP è anche un attacco alla democrazia, permettendo alle imprese multinazionali di chiamare in giudizio tramite strumenti di arbitrato estranei alla magistratura ordinaria e ad esse riservati in esclusiva, qualsiasi governo che con le proprie normative pregiudichi i loro profitti, limitando e disincentivando di fatto l’esercizio del diritto a legiferare di parlamenti, governi e amministrazioni locali democraticamente eletti.
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