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Tavolo vertenza Ilva 20 dicembre 2017
Prosegue il braccio di ferro tra il ministro Carlo Calenda, il presidente della regione Puglia Emiliano e il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci. Il tavolo vertenza Ilva 20 dicembre 2017 è saltato: il ministro Calenda all’ennesimo NO al ritiro del ricorso, si è alzato ed è andato via.
Ma Matteo Renzi ha la soluzione: “Un piatto di orecchiette…” (fai click per leggere il resto…)
Eppure le premesse erano buone
C’era ottimismo da parte di Michele Emiliano nei minuti antecedenti il tavolo istituzionale arrivato dopo giorni di estenuanti “trattative”. Diceva il Premier pugliese: “Per la prima volta, grazie alla presentazione del ricorso, siamo finalmente riusciti a ottenere un tavolo unico. Sindacato, azienda, Governo, Regione Puglia, e Comune di Taranto discutono del piano industriale e del piano ambientale dell’ILVA di Taranto“.
Emiliano aveva sottolineato: “Carlo Calenda dovrà darci le carte che nessuno ancora conosce e dimostrarci che realmente vuole discutere con la Regione e con il Comune. Quando avremo capito di avere un interlocutore affidabile tutto ricomincerà, mi auguro, come avrebbe dovuto essere fin dall’inizio, con produttività. Noi abbiamo fatto una cautelare che, se il tavolo andrà come auspichiamo, potrebbe non essere più necessaria”.
Martedì 9 gennaio spegnimento dell’Ilva?
E’ l’ipotesi avanzata da Calenda che dice: “Se la richiesta di sospensiva fosse accolta dal Tar, il 9 gennaio l’Ilva di Taranto si avvierebbe allo spegnimento“. Sarebbero le conseguenze del mancato ritiro, da parte di Regione Puglia e Comune di Taranto, del ricorso contro il Dpcm con il quale il governo ha prorogato l’Aia (Autorizzazione integrata ambientale).
Il ministro, al NO di Melucci ed Emiliano al ritiro del ricorso, si è alzato dal tavolo ed è andato via in un clima che per Emiliano era fino a quel momento positivo. Ma Calenda replica: “Non mi sono affatto alzato dal tavolo. Ho fatto la mia presentazione, ho ascoltato tutti e poi ho chiuso constatando il fallimento del tavolo“.
Calenda: “E’ evidente che Emiliano fosse già intenzionato a non concludere l’accordo“
Scrive Calenda in una nota: “Se seguissimo la linea indicata dal governatore dovremmo annullare il piano ambientale, lo stesso effetto dell’accoglimento del ricorso al Tar.
E’ del tutto evidente come il Governatore, nonostante gli impegni presi sull’anticipo della copertura dei parchi, sul danno sanitario e le bonifiche, avesse già maturato l’intenzione di non raggiungere l’accordo al tavolo. La disponibilità al ritiro della sola richiesta di sospensiva non basta perché, come spiegato al tavolo, manterrebbe il rischio per l’investitore di perdere tutti gli investimenti effettuati (2,2 miliardi di euro) fino all’esito del ricorso”.
Tavolo vertenza Ilva 20 dicembre 2017: Emiliano “Serve sdrammatizzare..“
“Calenda fa questa pantomima perché ha capito che questa operazione può avere altre problematiche e pensa di dare la colpa alla regione Puglia e al comune di Taranto. Si sta comportando in modo immaturo e ne risponderà nelle sedi competenti”. Lo ha affermato Emiliano che ha smentito ciò che asserisce Calenda sui possibili effetti del ricorso (chiusura Ilva e incertezza investimenti da parte di Mittal).
“Con Mittal, dopo la sceneggiata di Calenda, ci siamo salutati e ci siamo proposti di vederci al più presto, quindi quel che dice Calenda non è vero“. Prosegue Emiliano: “Tra l’altro il tavolo può anche essere autogestito e noi potremo trovare una soluzione anche senza il ‘ministro pro tempore’ Calenda“.
Arriva il tweet di Renzi per “spegnere i fuochi”
“Offro un piatto di orecchiette a te e a Carlo Calenda ma deposita le armi, Michele Emiliano. Basta coi ricorsi, mettiamoci a un tavolo e salviamo insieme il futuro di Taranto. Offro io che notoriamente ho il carattere peggiore (ed è una bella gara tra noi tre)“.
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