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5 Ottobre 2024
Home » Lifestyle » Consumatori » CALENDARIO FERMO PESCA 2016 | Quale pesce? Il pescatore consiglia
calendario fermo pesca 2016

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CALENDARIO FERMO PESCA 2016

In questo periodo capita sempre più spesso di mangiare pesce a ristorante o di fare grigliate tra amici. Acquistare del pesce che sia (realmente) buono, senza spendere un occhio della testa e specialmente cercando di non farsi prendere in giro, diventa un aspetto di fondamentale importanza. E’ consigliabile comprare il pesce direttamente dal pescatore e leggere il CALENDARIO fermo PESCA 2016 per non incappare in falsi made in Italy e/o nel falso pesce fresco.

+++ SE STAI CERCANDO QUELLO RELATIVO AL 2017, leggi qui: Fermo pesca 2017 +++

Abbiamo chiesto a un pescatore dei consigli e di spiegarci le differenze tra pesce fresco e pesce di allevamento. Consigli che ha dato anche Coldiretti Impresa pesca. Ecco cosa consigliano.

Occhio al pesce che mangiamo

Lo consiglia anche la Coldiretti Impresa pesca nel sottolineare che “per fare scelte di acquisto consapevoli soprattutto in vacanza nei luoghi di mare è importante guardare il CALENDARIO fermo PESCA 2016 dopo che il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ha comunicato la firma del decreto sull’arresto temporaneo dell’attività di pesca (CALENDARIO fermo PESCA 2016) con il sistema a strascico per l’anno 2016.

In un Paese come l’Italia che importa più di 2 pesci su 3 nei territori interessati dal fermo pesca aumenta il rischio di ritrovarsi nel piatto per grigliate e fritture, soprattutto al ristorante, prodotto straniero o congelato se non si tratta di quello fresco made in Italy proveniente dalle altre zone dove non è in atto il fermo pesca, dagli allevamenti nazionali o dalla seppur limitata produzione locale dovuta alle barche delle piccola pesca che possono ugualmente operare.

CALENDARIO fermo PESCA 2016

Per l’anno in corso, questo è il CALENDARIO fermo PESCA 2016 con il sistema a strascico.

  • Da Trieste a Rimini è disposta l’interruzione temporanea obbligatoria delle attività di pesca per 43 giorni consecutivi dal 25 luglio al 05 settembre del corrente anno.
  • Pesaro-Bari l’interruzione temporanea dell’attività di pesca è prevista dal 16 agosto al 26 settembre del corrente anno.
  • Da Brindisi a Imperia per 30 giorni consecutivi dal 17 settembre al 16 ottobre del corrente anno.
  • In Sardegna e Sicilia il fermo sarà disposto con provvedimenti regionali e sarà di almeno 30 giorni, nel rispetto dei periodi di cui ai piani di gestione.

Il consiglio di Coldiretti sugli acquisti

Per effettuare acquisti made in Italy di qualità e al giusto prezzo il consiglio di Coldiretti è, laddove possibile, di acquistare direttamente dal pescatore, specie da quelle attività non interessate dal fermo. L’annuncio delle date dello stop alla pesca (CALENDARIO fermo PESCA 2016) segue lo sblocco dei pagamenti alle imprese per il fermo 2015, mentre si attendono ancora notizie sulla cassa integrazione in deroga. La flotta italiana negli ultimi 30 anni ha già perso circa il 35 per cento delle imbarcazioni e 18.000 posti di lavoro.

L’etichetta e l’indicazione Gsa

Nel caso di acquisto presso un’attività commerciale, è sempre bene verificare sul bancone l’etichetta, che per legge deve prevedere l’area di pesca (Gsa).

Le provenienze da preferire sono:

Gsa numero:

  • 9 (Mar Ligure e Tirreno)
  • 10 (Tirreno centro meridionale)
  • 11 (mari di Sardegna)
  • 16 (coste meridionali della Sicilia)
  • 17 (Adriatico settentrionale)
  • 18 (Adriatico meridionale)
  • 19 (Jonio occidentale)
  • 7 (Golfo del Leon)
  • 8 (Corsica)
  • 15 (Malta).
Il pesce da allevamento è da evitare? Lo abbiamo chiesto a un pescatore

La risposta del pescatore: “Le specie allevate più apprezzate dagli italiani sono orate, branzini, rombi, salmone, trote, trote salmonate, ombrine, ricciole, anguille, gamberi, persico africano e pangasio. Personalmente preferisco mangiare pesce non di allevamento ma non sempre quello di allevamento è da evitare.

Naturalmente il sapore del pesce di allevamento non è assolutamente paragonabile a quello di un pesce di pari specie che sia stato pescato in mare aperto”.

No al persico africano e al pangasio..

Il pescatore prosegue “Una cosa importante che bisogna ricordare benissimo è quella di NON ACQUISTARE e non mangiare il persico africano e il pangasio perché sono il peggio che esista in commercio. I motivi: vengono allevati in paesi africani e asiatici in condizioni pessime che ne pregiudicano la salubrità. Inoltre, per sopperire alla scarsissima qualità del prodotto finale, i produttori utilizzano massicce dosi di additivi, così da ritoccare aspetto e sapore per farli sembrare ‘appetitosi’.

Mi capita spesso nella mia pescheria che alcuni clienti mi richiedano questi prodotti perché sono già puliti a filetti e non costano molto. A loro rispondo che non li tratto perché avvelenerei la gente e non è quello il mio lavoro.

Pertanto se vi volete bene…

..e se ne volete ai vostri figli (visto che il più delle volte il persico africano è un pesce che si dà proprio a loro) non comprate e non consumate questi due prodotti. Se volete un pesce che costi poco e che faccia bene alla salute comprate lo sgombro cosiddetto “pesce povero”. E’ buono, fa bene e costa poco… non c’è da fare gli schizzinosi e non vi preoccupate del nome”.

Gli allevamenti non sono tutti uguali

Prosegue il pescatore: “gli allevamenti non sono tutti uguali, e in effetti così come per la carne, esistono allevamenti di tutti i tipi, i quali generano prodotti di qualità molto diverse tra loro. Basta dunque stare attenti alla provenienza. I due pesci di allevamento più conosciuti e più venduti sono le orate ed i branzini (che da qualche parte vengono chiamati “spigole”). Perché? La gente li conosce come pesci “pregiati”  (i loro omologhi catturati hanno spesso e volentieri prezzi non proprio popolari) e poi sono facili da cucinare, da lavorare e da reperire”.

Un abisso tra branzino e orata

Dice il pescatore “C’è un abisso tra un branzino o un’orata che sono stati allevati in modo ortodosso e quelli provenienti da allevamenti di scarso livello qualitativo. Esistono allevamenti di qualità molto alta, soprattutto in Italia, dove i pesci vengono allevati in zone recintate da reti in mare aperto nelle quali ci sono un numero sostenibile di esemplari, in modo che possano avere il giusto spazio per nuotare. In questi allevamenti i pesci vengono nutriti con mangimi naturali (derivati da alimenti che essi stessi mangerebbero in natura) e soprattutto non vengono dati loro farmaci, in quanto non esiste un rischio di eccessiva promiscuità.

Il prezzo direttamente proporzionale alla qualità

Il prezzo è direttamente proporzionale alla qualità così si trovano allevamenti intensivi che per fornire al mercato un prodotto estremamente competitivo a livello economico, utilizzano le stesse tecniche degli allevamenti di pollame (gabbie sovraffollate) per produrre con spazi ristretti grandi quantità di prodotto. Ai pesci vengono dati mangimi dal contenuto diciamo così, “dubbio” ( che li fanno diventare “grassi”) e vengono imbottiti di antibiotici affinché non sviluppino malattie che ne pregiudicherebbero la produzione e di conseguenza la vendita. Tutto questo per ridurre i costi e aumentare la resa di vendita ma ottenendo prodotti finali di qualità molto bassa.”

Per concludere: meglio il pesce fresco ma se proprio siete costretti a ricorrere a quello di allevamento, affidatevi a una pescheria di fiducia che garantisca sulla qualità dell’allevamento di provenienza.

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