13 Settembre 2024
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Fondo affitti

Il fondo affitti è stato quasi azzerato dal Governo con la Legge di Stabilità che ha progressivamente lasciato per strada migliaia di famiglie sfrattate per morosità incolpevole. In Italia si conta 1 sfratto ogni 334 famiglie, un dato che peggiora di anno in anno e che presenta un’Italia stracolma di nuclei familiari in crisi, in molti casi anche in modo drammatico dove tutti i componenti sono senza casa, senza lavoro e senza alcuna prospettiva per il futuro.

Cosa è il Fondo affitti ?

Il fondo affitti è stato istituito dall’art. 11 della Legge n. 431/98 per offrire un aiuto alle famiglie in affitto che, per condizioni economiche disagiate, non sono in grado di sostenere i canoni di mercato. Il fondo affitti è alimentato ogni anno dallo Stato e integrato dalla Regione che provvede anche a distribuire il totale dei finanziamenti tra i Comuni in base a criteri fissati dalla Giunta. Ma nella pratica va davvero così con la gestione e l’erogazione del fondo affitti ?

Sempre meno aiuti

Per molte famiglie la situazione è già andata ben oltre le preoccupazioni in quanto sono già rimaste senza casa e sono andate a vivere (nel “migliore” dei casi) in auto, in tende o addirittura per strada. Ci si chiede dove sia il Governo, dove sia Matteo Renzi, dove siano le politiche di Welfare per evitare le drammatiche situazioni di povertà in cui cadono anche famiglie e persone che magari uno straccio di lavoro e di una casa ce l’avevano sebbene in situazioni perennemente precarie e si ritrovano a non avere più nemmeno quello. Leggendo i numeri che seguono, di fronte alla sempre più esigua entità del fondo affitti del Governo da destinare alle Regioni, ci si chiede anche perché le cose funzionino sempre meno. I pochi soldi del fondo affitti arrivano alle Regioni ma per ragioni sconosciute (?) ne arriva ai Comuni solo una piccola percentuale e con notevolissimo ritardo tanto da rendere vane le attese di quelle tantissime famiglie che vi avevano riposto le loro timide speranze per essere aiutate a non perdere anche le 4 mura di casa per le quali non riescono più a pagare i canoni locativi (spesso esorbitanti).

Da qualche parte i soldi arrivano a destinazione, altrove no

Inutile sottolineare che, per quanto riguarda le istituzioni regionali e comunali, le cose funzionano più o meno, a seconda che si tratti di determinati comuni del nord o del sud.
A Udine il sostegno funziona e viene attuato anche attraverso l’erogazione di contributi a favore di proprietari di alloggi da locare alla data di pubblicazione del bando comunale, che vengono messi per la prima volta a disposizione di locatari meno abbienti e aventi i requisiti previsti dal regolamento regionale e indicati nel bando comunale.

Da Casamassima, in provincia di Bari, alcune famiglie ci fanno sapere che il Comune li informa che la questione fondo affitti è bloccata da due anni e che ci sono famiglie che ancora aspettano i fondi per le domande fatte due anni fa che di conseguenza rende impossibile la ricezione di nuove domande per accedere al fondo affitti. Casi come questi (sia di Udine sia di Casamassima) non sono isolati perché ce ne sono tanti altri. Qua e là in Italia, in alcuni Comuni, si tenta più o meno timidamente a ridurre il problema della povertà e degli sfratti: a Bari, per esempio, a fine aprile 2016 è stato firmato l’accordo sul canone calmierato (altrimenti detto contratto di locazione agevolato o a canone concordato) che prevede riduzioni dei canoni di locazione fino al 30% del canone rispetto ai canoni concordati nel 2004.

Alcuni numeri per capire meglio

A parte i pochi e timidi tentativi sparsi per l’Italia, basta leggere i seguenti numeri per capire ancora meglio di cosa stiamo parlando:

  • per il biennio 2014-2015: 324 milioni di euro erano i fondi disponibili (compresi i finanziamenti degli enti locali);
  • al 30 giugno 2015 solo 93,7 milioni di euro sono state le risorse che le Regioni hanno assegnato ai Comuni;
  • solo 88 milioni sono arrivati ai Comuni (dei 93.7 milioni di euro);
  • 25 milioni di euro erano stati riservati alle famiglie disagiate ma i Comuni hanno ricevuto soltanto 3,5 milioni di euro.

La cosa altrettanto paradossale e inaccettabile è il fatto che è in costante aumento la costruzione di edifici a uso abitativo (157 mila alloggi sono stati costruiti nel 2013) ed è in aumento anche la quantità di immobili inutilizzati (sfitti o abitati da non residenti), pubblici e privati (sono più di 7 milioni!).

E se ne contano tantissimi di casi drammatici in Italia

Nel 2015 a Ginosa, un comune della provincia di Taranto, marito e moglie (39 lui, 30 lei) trovatisi senza lavoro e con due figli di mantenere, hanno ricevuto lo sfratto e sono stati costretti ad abbandonare l’appartamento dove vivevano. Nonostante le promesse di aiuti volate al vento di chi aveva promesso di aiutarli, la famiglia si è ritrovata a vivere in una tenda da campeggio in spiaggia. “Il poco lavoro (diventato poi zero) e le troppe spese da sostenere ci hanno risucchiato nel vortice della povertà” disse uno dei componenti della famiglia.

A Roma, una donna con due figli, di cui uno disabile, ha vissuto per anni in un appartamento di un quartiere popolare, poi, avendo perso il lavoro, è arrivato anche lo sfratto. A causa del peggioramento delle condizioni della figlia disabile, la donna non ha potuto abbandonare l’appartamento e dopo un tira e molla tra proprietario, Polizia e ufficiale giudiziario, la signora ha ricevuto una proroga seguita poi dall’assegnazione di un monolocale privo di qualunque arredo e con i servizi sanitari fuori uso.

Di casi come quelli che vi abbiamo raccontato ce ne sono a migliaia in Italia, molti dei quali non finiscono nemmeno con l’assegnazione di uno squallido monolocale che, visti i tempi e i drammatici numeri, sembra già aver ottenuto una sorta di favore (ma si parlava di un caso di una famiglia con una figlia disabile).

Le preoccupazioni espresse dall’Unione Inquilini

L’associazione Unione Inquilini costituitasi nel 1968 a Milano, espresse nel novembre 2015 le sue grandi preoccupazioni riguardo (non solo) al fondo affitti che infatti oggi si rivelano drammaticamente attuali e fondate.
Il Segretario Nazionale Unione Inquilini, Massimo Pasquini, disse: “Il Governo con la legge di stabilità azzera il fondo affitti e condanna centinaia di migliaia di famiglie al baratro dello sfratto per morosità. Ora tutto è chiaro: viene eliminata la tracciabilità degli affitti, nessuna risorsa per l’aumento dell’offerta di alloggi a canone sociale, nessuna limitazione al libero mercato, ora nessun contributo per evitare gli sfratti per morosità. Per il Governo gli inquilini ( 3,2 milioni di famiglie) sono agnelli da sacrificare al mercato“.

Pasquini aggiunse: “Ogni giorno dalla legge di stabilità arriva una coltellata alla schiena agli inquilini. Dopo che l’Unione Inquilini ha denunciato l’abrogazione della norma sul pagamento tracciabile degli affitti di qualunque importo, dopo che è stato cancellata qualsiasi ipotesi di rilancio dell’offerta di alloggi a canone sociale nonostante le 700.000 famiglie collocate utilmente nelle graduatorie comunali, ora scopriamo che al capitolo 1690 del Bilancio del Ministero delle infrastrutture sono state letteralmente azzerate le risorse destinate al fondo nazionale per i contributi affitto alle famiglie in disagio economico. Nel 2015 erano stati stanziati  100 milioni di euro (nel 1998 senza la crisi economica che mordeva erano 350 milioni di euro), ora con la legge di stabilità per il triennio 2016-2017-2018 le risorse disponibili sono pari a ZERO”.

“Per il Governo gli inquilini (3,2 milioni di famiglie) sono agnelli da sacrificare al mercato”

Proseguiva Pasquini: “Ricordiamo a tutti che in Italia negli anni passati erano circa 300.000 famiglie che grazie al contributo affitto (sempre più tagliato negli ultimi anni) erano riuscite ad evitare lo sfratto per morosità e nonostante questo, nel solo 2014 le sentenze di sfratto per morosità, a causa dei ritardi con i quali i comuni erogavano i contributi, anche a distanza di anni ovvero a sfratto eseguito, erano arrivate a oltre 69.000 sulle complessive 77.000.

Quindi a centinaia di migliaia di famiglie non solo viene negato del tutto un misero contributo ma viene anche detto che non ci saranno case a canone sostenibile, insomma si arrangino. 
Al Presidente del Consiglio chiediamo: è questa la sua idea di equità sociale? Questo è un Paese moderno ? E’ evidente che nel cuore del Presidente Renzi alberga un mattone, quello targato speculazione immobiliare rendita”.

Dal rapporto del Ministero delle Infrastrutture risultati affatto incoraggianti

Il 28 maggio 2015 l’Ufficio centrale di statistica del Ministero delle Infrastrutture ha pubblicato un rapporto (clicca sul link per scaricarlo) che contiene un riepilogo dei dati nazionali concernenti le procedure di rilascio di immobili ad uso abitativo, le richieste di esecuzione presentate all’Ufficiale Giudiziario e gli sfratti eseguiti con l’intervento dell’Ufficiale Giudiziario nel corso dell’anno 2014, nonché una disaggregazione annuale delle informazioni suddivise per regioni e per province, con particolare riguardo al comune capoluogo.

Nel rapporto viene, inoltre, fornita un’analisi dettagliata dei dati relativi alle province dei grandi comuni (con popolazione superiore ai 250.000 abitanti): Torino, Milano, Venezia, Verona, Genova, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Bari, Catania e Palermo, che da sole raccolgono circa il 41% dei provvedimenti di rilascio emessi, nell’anno, in tutto il territorio nazionale. L’elaborato contiene, inoltre, per ciascuna sezione, una serie storica dei dati dal 2005 al 2014, i quali confermano gli elementi di disagio abitativo già rilevati negli ultimi anni.

I dati deprimenti del rapporto riferiti al 2014 (e confrontati con l’anno precedente)

I provvedimenti esecutivi di rilascio di immobili a uso abitativo in Italia sono stati 77.278 (in aumento del 4,98% rispetto al 2013 quando se ne contavano 73.612), di questi 69.015 per morosità e altra causa (89,35%), 4.830 per finita locazione (6,3%) e 3.433 per necessità del locatore (4,4%).
Il numero dei provvedimenti di sfratto emessi nel 2014 si concentra maggiormente in Lombardia con 14.533 (pari al 18,8% del totale nazionale), seguita dal Lazio con 9.648 (pari al 12,5%), dal Piemonte con 8.256 (10,7%), dall’Emilia Romagna con 6.800 (8,8%), dalla Puglia con 6.131 (7,9%), dalla Toscana con 6.117 (7,9%) e dalla Campania con 5.855 (7,6%).

Le richieste di esecuzione sono state 150.076 (in aumento del 14,55% rispetto al 2013 quando se ne contavano 131.017).
La regione che presenta il valore più elevato di richieste di esecuzione presentate all’Ufficiale Giudiziario nell’anno 2014 è la Lombardia con 51.891 richieste (pari al 34,6% del totale nazionale) seguita a distanza dall’Emilia Romagna con 20.750 (13,8%), il Lazio con 13.251 (8,8%) e la Toscana con 12.222 (8,1%).

Gli sfratti eseguiti sono stati 36.083 (in aumento del 13,45% rispetto al 2013 quando se ne contavano 31.806). La regione che presenta il maggior numero di sfratti eseguiti con l’intervento dell’Ufficiale Giudiziario è la Lombardia con 6.640 sfratti eseguiti (pari al 18,4% del totale nazionale), seguita dall’Emilia Romagna (5.472, pari al 15,2%), dal Lazio (3.503, pari al 9,7%), dalla Toscana (3.323, pari al 9,2%), dal Veneto con 2.682 (7,4%), dalla Campania con 2.631 (7,3%) e dal Piemonte con 2.345 (6,5%).

Il dato nazionale è di 1 sfratto ogni 334 famiglie, preoccupante è il rapporto sfratto/famiglie anche a livello regionale e provinciale

Il rapporto tra i provvedimenti di sfratto emessi nel 2014 e il numero di famiglie residenti in Italia è anch’esso un indice di preoccupazione perché si attesta a 1 sfratto ogni 334 famiglie contro il dato del 2013 che era di 1 sfratto ogni 351 famiglie. Le regioni nelle quali questo viene maggiormente evidenziato perché presentano un dato al di sotto della media nazionale, sono: la Liguria (1/242), il Piemonte (1/244), la Puglia (1/258), la Toscana (1/268), il Lazio (1/273), l’Emilia Romagna (1/293), la Valle D’Aosta (1/299), la Lombardia (1/302) e l’Umbria (1/329). La Basilicata, in questo senso, sta decisamente meglio di tutte le altre perché il rapporto è di 1 sfratto ogni 3.692 famiglie.

A livello provinciale 51 sono le province che presentano il rapporto sfratto/famiglie inferiore a quello nazionale. Al primo posto si colloca Barletta-Andria-Trani (uno sfratto ogni 133 famiglie), seguono Prato (1/151), Savona (1/165), Asti (1/172), Monza e della Brianza (1/192) e Bari con uno sfratto ogni 196 famiglie. E’ Ravenna la città che presenta il dato più vicino a quello nazionale che è di 1/332 seguita da La Spezia (1/328) poi Ancona e Lodi (entrambe a 1/322).

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