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Produzione lattiero casearia | E’ Crisi, gli allevatori protestano
Produzione lattiero casearia. Il dossier “La guerra del latte” della Coldiretti parla chiarissimo: tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro venduti in Italia sono stranieri come metà delle mozzarelle ma i consumatori non lo sanno e non lo possono sapere perché non esistono leggi che obblighino a riportarlo in etichetta. Gli allevatori italiani hanno perso in un anno oltre 550 milioni di euro perché il latte viene pure pagato al di sotto dei costi di produzione. La riduzione dei compensi arriva oltre il 20% rispetto allo scorso anno su valori inferiori a quelli di 20 anni fa, mentre al consumo i prezzi non calano, anzi si moltiplicano fino a 4 volte. Ciò che caratterizza la produzione lattiero casearia italiana non è solo l’alta qualità (il 45% delle produzioni italiane serve a realizzare i migliori formaggi del mondo) ma anche la sicurezza alimentare grazie ai frequenti controlli effettuati e previsti dalla legge, caratteristiche che offrono un latte dalle elevate caratteristiche nutrizionali e che permettono di generare introiti di 28 miliardi di euro al consumo e di creare posti di lavoro, occupando quasi 180 mila lavoratori. Il presidente di Coldiretti Roberto Moncalvo “La guerra del latte si estende dalle industrie ai supermercati in tutte le regioni per fare conoscere ai cittadini i motivi della mobilitazione che sta impegnando decine di migliaia di allevatori per impedire la chiusura delle stalle e gli effetti irreversibili sull’occupazione, sull’economia, sull’ambiente e sulla qualità dei prodotti.“
La protesta degli allevatori
Da questa mattina gli allevatori italiani in tutta Italia hanno portato le proprie mucche a rischio di estinzione (perché non riescono più a mantenerle) davanti ai supermercati e ai centri commerciali delle principali città italiane per far conoscere anche ai bambini da dove viene il latte e come si ottengono i formaggi senza polveri o semilavorati industriali. L’obiettivo dell’incontro/protesta di questa mattina è anche quello di dare utili consigli sull’acquisto dei prodotti lattiero-caseari per non cadere nell’inganno del falso Made in Italy e per questo gli allevatori hanno offerto degli assaggi anche ai dirigenti dello stabilimento presidiato della Lactalis (il colosso che ha acquistato i grandi marchi nazionali Parmalat, Galbani, Invernizzi e Locatelli diventando il primo gruppo del settore) in via Guglielmo Marconi 10 a Ospedaletto Lodigiano (Lodi). Sotto accusa il latte, lo yogurt e i formaggi spacciati come italiani per la mancanza di una normativa chiara in etichetta, ma anche per l’utilizzo di sottoprodotti, dalle cagliate alle caseine, che mettono a rischio la qualità. Denunciano gli allevatori della Coldiretti “Gli industriali che sottopagano il latte italiano al di sotto dei costi di produzione sono gli stessi che hanno tentato il colpo di mano per chiedere il via libera all’uso della polvere di latte nei formaggi e yogurt Made in Italy. Siamo di fronte a un vero ricatto straniero per la decisione del Governo italiano di confermare il no alla produzione di formaggi senza latte fresco alla scadenza dell’ultimatum da parte della Commissione Europea, fissato il 29 settembre scorso, con l’impegno diretto del presidente del Consiglio Matteo Renzi davanti ai 30 mila agricoltori della Coldiretti riuniti all’Expo. Una decisione supportata anche dalla petizione popolare Coldiretti alla quale hanno aderito decine di migliaia di italiani dopo la mobilitazione degli agricoltori dal Brennero a Bruxelles fino all’Expo. Fallito il tentativo di far saltare la legge n .138 dell’ 11 aprile del 1974 che ha garantito da oltre 40 anni il primato della produzione lattiero casearia italiana, il latte viene sottopagato a 34 centesimi al litro nonostante i costi di produzione siano in media compresi tra i 38 ed i 41 centesimi al litro in Lombardia secondo lo studio ufficiale realizzato in riferimento alla legge 91 del luglio che impone che il prezzo del latte alla stalla debba commisurarsi ai costi medi di produzione. Si voleva imporre all’Italia di produrre “formaggi senza latte” ottenuti con la polvere con il rischio di far sparire 487 formaggi tradizionali censiti dalle Regioni italiane ottenuti secondo metodi mantenuti inalterati nel tempo da generazioni. Ed oggi, con la chiusura di mille stalle in un solo anno, si rischia di arrivare allo stesso drammatico risultato. Con un chilo di polvere di latte, che costa sul mercato internazionale 2 euro è possibile produrre 10 litri di latte, 15 mozzarelle o 64 vasetti confezioni di yogurt e tutto con lo stesso identico sapore perché viene a mancare quella distintività che viene solo dal latte fresco dei diversi territori.”
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