4 Novembre 2024
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Protesta operai Ilva contro piano esuberi

Il piano industriale di AM InvestCo preoccupa i lavoratori del siderurgico che oggi protestano per esprimere il proprio dissenso nei confronti della nuova proprietà. La protesta operai Ilva contro piano esuberi è partita stamattina sia a Genova sia a Taranto dove le prospettive sono decisamente più preoccupanti.

4 mila esuberi all’orizzonte

Questa è la prospettiva che attende 4 mila operai degli stabilimenti di Genova e Taranto se il piano industriale di AM InvestCo dovesse essere confermato. La stragrande maggioranza dei licenziamenti, tra l’altro, colpirebbe in particolar modo gli operai che lavorano nello stabilimento tarantino (3.300 mila licenziamenti).

Il piano di AM InvestCo prevede la riassunzione dei lavoratori non licenziati con la nuova forma contrattuale a tutele crescenti introdotto dal Jobs Act. Ogni lavoratore rischierebbe di perdere migliaia di euro tra scatti di anzianità e premi, oltre alla “certezza” del contratto (art. 18) a suo tempo sottoscritto.

La protesta di Genova

Gli operai si sono riuniti davanti allo stabilimento stamattina dirigendosi poi verso il centro della città con striscioni e cori. Probabile la mobilitazione a oltranza con 24 ore di blocco della produzione da parte dei lavoratori. I sindacati chiedono il rispetto dell’accordo di programma 2005 riguardante lo stabilimento di Genova. Dopo la chiusura dell’area a caldo e con nuovi investimenti l’accordo garantisce:

  • la continuità produttiva;
  • mantenimento dei livelli occupazionali;
  • la continuità di reddito per i dipendenti.
Mobilitazione anche a Taranto

Nel capoluogo ionico i lavoratori saranno in sciopero per 24 ore protestando contro le intenzioni di azzerare i diritti e le prospettive occupazionali dei lavoratori. Le sigle sindacali Fim, Fiom, Uil e Usb “invitano i lavoratori ad aderire in massa alle iniziative di mobilitazione e di lotta messe in campo per impedire ad Am Investco e Governo di sbeffeggiare ulteriormente un territorio già fortemente devastato dal punto di vista ambientale, sanitario e occupazionale. Nella prima giornata di protesta bisogna dare un forte segnale aderendo compatti allo sciopero, condizione unica in cui l’assenza dei lavoratori fermi la produzione e per poter programmate le mobilitazioni prossime necessarie”.

Protesta operai Ilva contro piano esuberi: il SINDACO di Taranto, Melucci

Le preoccupazioni del sindaco di Taranto, Melucci: “Nella procedura di cessione di Ilva non c’è dubbio che siamo a un passaggio cruciale, se non vogliamo replicare i difetti dell’insediamento dei Riva, che abbiamo tutti pagato a carissimo prezzo, non possiamo consentire sbavature e nemmeno divisioni. Intorno alla gestione degli esuberi, peraltri annunciati, c’è ancora troppa nebbia e la notizia dell’applicazione del Jobs Act per i lavoratori che resteranno non contribuisce a tranquillizzare le trattative.

La comunità e il Comune di Taranto continuano a essere soggetti inspiegabilmente assenti dai tavoli del Mise e ancora in gran parte tenuti all’oscuro del vero piano industriale che peserà sul futuro di tutti noi, in un modo o nell’altro. L’Amministrazione comunale resta vicina alle istanze sindacali mentre attende segnali dal Governo diversi da quelli evidenziati fino alle ultime ore”.

Annullato il tavolo di confronto tra Am Investco e sindacati al Mise

Da fonti sindacali si è appreso in tarda mattinata (ore 13.25) che è saltato il confronto tra sindacati e Arcelor mittal al Mise perché il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda ha comunicato ad Arcelor Mittal che “non è accettabile aprire il tavolo senza garantire le condizioni salariali e contrattuali dei lavoratori“.

Tutti verranno tutelati. Chi non viene preso dalla società entrante rimane in carico all’amministrazione straordinaria che deve fare la bonifica e ha già in cassa 1,3 miliardi per farla. Confermo quindi che nessuno viene lasciato per strada” ha aggiunto il ministro dello Sviluppo.

Il Comitato “Liberi e Pensanti”: “I lavoratori sono schiavi

Eravamo presenti anche noi in tutte le portinerie dello stabilimento Ilva di Taranto ribadendo con decisione la linea che portiamo avanti dal 26 luglio 2012. Come sempre davanti ai cancelli della fabbrica abbiamo analizzato insieme ai lavoratori la situazione attuale e le possibili vie d’uscita attuabili. Ovviamente non eravamo lì per sostenere la protesta mirata all’unico obiettivo della salvaguardia del salario. Abbiamo vigilato affinché la stessa protesta non prendesse direzioni diverse come si era paventato nelle ultime 48 ore principalmente attraverso i social.

I lavoratori sono ben consapevoli che l’unica vera controparte si chiama Governo italiano. Dopo anni di promesse e passerelle, l’intervento dello Stato (con il “sequestro” e una lunga serie di decreti) ha prodotto:

  • 7.600 schiavi
  • 3.100 esuberi
  • 7 infortuni mortali ‘con facoltà d’uso’.
Si fermino gli impianti inquinanti

Proseguono i “Liberi e Pensanti”: “Non abbiamo mai creduto che una nuova proprietà venisse a salvare tutti, al contrario siamo certi che la vera fine dello stabilimento cominci con la sua svendita. La cittadinanza va coinvolta con una vera lotta con obiettivi comuni salvaguardando i diritti dei lavoratori e dei cittadini partendo dal diritto alla salute, come avvenuto a Genova 12 anni fa attraverso l’accordo di programma garantito da tutte le istituzioni.

Se l’area a caldo non è compatibile con la salute a Genova può esserlo a Taranto? Chiediamo quindi il fermo degli impianti inquinanti e l’impiego delle maestranze nelle bonifiche e decontaminazione del territorio, senza perdite di posti di lavoro“.

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