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Luigi Necco morto
Il giornalista Rai, altro volto storico dell’altrettanto storica trasmissione 90° minuto si è spento a Napoli all’età di 83 anni (8 maggio 1934): Luigi Necco morto.
Fatale una insufficienza respiratoria
Necco è morto all’ospedale Cardarelli di Napoli in seguito alle complicazioni del suo stato di saluto che hanno provocato una insufficienza respiratoria. Era ricoverato dal 17 febbraio all’ospedale Cardarelli dove la salma sarà esposta al pubblico nella camera ardente allestita nella cappella del padiglione monumentale dell’ospedale. I funerali si terranno mercoledì 14 marzo alle 12 nella chiesa di San Giovanni dei Fiorentini, in piazza degli Artisti a Napoli.
Ha raccontato il grande Napoli
Gli sportivi lo hanno anche amato per la sua simpatia e professionalità dimostrate in 15 anni da corrispondente da Napoli per 90° minuto. Soprattutto i napoletani lo ricordano con affetto perché i suoi collegamenti a fine partita dallo stadio San Paolo di Napoli raccontavano le gesta del grande Napoli degli scudetti. Una squadra che era trascinata da Diego Armando Maradona che insieme ad altri campioni portarono i colori partenopei a vincere gli scudetti.
Non solo 90° Minuto
Luigi Necco, appassionato anche di archeologia, è stato il conduttore per tanti anni della trasmissione “L’emigrante” in onda su Canale 9. Ha scritto anche i libri: “Operazione Teseo” e “La terra dei miti. Provincia di Salerno”. Il pensiero del caporedattore centrale del Tgr Campania, Antonello Perillo in un tweet: “Addio al grande Luigi Necco. Per sempre nel cuore della famiglia Rai e di milioni di telespettatori che non lo dimenticheranno mai“.
Luigi Necco morto: ecco uno dei suoi tanti collegamenti
Il ricordo di Marino Bartoletti
“Stanotte se n’è andata una parte importante della mia vita televisiva, della vita di tutti noi che siamo cresciuti con la sua bonarietà, con la sua simpatia e soprattutto col suo insostituibile dono di raccontare il calcio con amore e leggerezza. Della sua Napoli rappresentava le doti più preziose: la cultura e l’onestà. Per amore della cultura (peraltro declinata in tanti modi a cominciare dall’autenrica passione per le cose piu belle della sua città, fino alla solidarietà verso gli ultimi) si era addirittura indebitato perché si era messo in testa di recuperare il tesoro di Troia nascosto e fatto sparire dai tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale: e c’era riuscito, un po’ Alberto Angela e un po’ Indiana Jones“.
“Del culto dell’onestà, portava invece tre cicatrici sulle gambe da quando ” ‘o Nirone”, luogotenente di Raffaele Cutolo gli aveva fatto sparare perché “vuliva fa’ ‘o criticone”. È così, in giorni in cui tutti siamo chiamati alla riflessione peraltro senza riuscirci perfettamente, anche la squadra dei giornalisti ha perso un suo “capitano”. L’indimenticabile “Novantesimo minuto” di Paolo Valenti non era un “teatrino” come qualcuno voleva far credere, ma una scuola di vita e di buoni esempi. E Luigi ne era una delle punte più fantasiose.
La “mano de Dios” che lui aveva inventato e suggerito a Maradona (di cui era stato il cantore ufficiale) ora speriamo che si posi sulle nostre spalle un po’ ripiegate nel racconto di un calcio di cui non riusciamo a recuperare l’umanità“.
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