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Ministero Ambiente costituzione parte civile
Nel processo “Ambiente Svenduto” di Taranto (rinviato al 21 settembre 2016), il Ministero dell’Ambiente si costituisce parte civile ma il Codacons non ci sta. Ministero Ambiente costituzione parte civile.
“Ministero dell’Ambiente tra i principali responsabili”
Secondo il Codacons: “il Ministero dell’Ambiente è il principale responsabile della verifica delle situazioni ambientali in tutto il paese e opera attraverso l’Arpa regionale.
Se l’Arpa regionale e il Ministero dell’Ambiente, nel dare l’AIA all’Ilva, non si sono accorti dell’inquinamento e della diffusione di sostanze tossiche a Taranto, non può che esserci una corresponsabilità nei fatti oggetto di reato“.
Con queste parole l’associazione Codacons contesta duramente la costituzione di parte civile del Ministero dell’Ambiente nel processo davanti alla Corte d’Assise.
Il Presidente Carlo Rienzi
“Un soggetto non è legittimato a chiedere i danni agli imputati se può risultare egli stesso responsabile civile nel procedimento, anche attraverso i suoi funzionari.
Sarebbe un principio eversivo dell’ordinamento giuridico ipotizzare la legittimazione di un soggetto a rappresentare gli interessi delle vittime dell’operato di quello stesso soggetto, essendovi un palese conflitto di interessi e incompatibilità”.
Imparzialità impossibile
Prosegue Rienzi: “Se il Ministero dell’Ambiente in teoria può essere citato come responsabile anche in sede civile per le autorizzazioni concesse agli impianti Ilva, è evidente che non può avere l’imparzialità necessaria in base all’articolo 97 della Costituzione per poter rappresentare le vittime di quei reati, poiché dovrebbe agire contro se stesso.
Pertanto appare assurda la richiesta del Ministero dell’Ambiente di costituirsi parte civile quando il dicastero, in quanto istituzione competente in materia, è uno dei maggiori responsabili del disastro ambientale di Taranto“.
Intanto residenti e malati attendono..
Codacons sottolinea che “intanto i residenti e gli abitanti malati, assistiti dai legali del Codacons attendono la decisione della Corte di Assise che deve stabilire il loro diritto a essere risarciti nel processo.
Tutto questo nonostante le barricate fatte da tutti gli avvocati degli imputati i quali, ovviamente, non vogliono tra i piedi i più strenui difensori delle vittime dello scempio dell’Ilva, mentre sarebbero ben lieti di avere contro soltanto Ministero e Regione che sono corresponsabili del disastro ambientale“.
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