27 Luglio 2024
Home » Lifestyle » Salute » Chikungunya provoca lo stop alle donazioni | I donatori romani non possono donare, è emergenza sangue
chikungunya provoca stop alle donazioni

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Chikungunya provoca stop alle donazioni

Diciassette casi provocano la sospensione delle donazioni in una parte di Roma e ad Anzio, dove il bilancio si sta aggiornando quotidianamente. Si contano infatti 54 casi che hanno residenza ad Anzio o che hanno soggiornato nei 15 giorni precedenti ad Anzio, 7 casi sono a Roma e 3 casi sono a Latina. Il Seresmi (Servizio Regionale di Sorveglianza Malattie Infettive) comunica che i casi accertati nel Lazio sono in totale 64. La Chikungunya provoca stop alle donazioni a scopo cautelativo ancor prima dell’accertamento dei precedenti casi: uno nel modenese, a Casinalbo e l’altro nelle Marche, a Castelplanio Ancona. In questo ultimo caso (accertato) si tratta di un 65enne (già guarito e dimesso dall’ospedale) che aveva soggiornato nel Lazio alcuni giorni fa.

+++ Articolo aggiornato domenica 17 settembre +++

Sospensione per i donatori

Il motivo della sospensione è dovuto ai 27 casi accertati della malattia virale registrati nell’area sud-est di Roma e ad Anzio. Si tratta della Chikungunya, una malattia trasmessa dalla puntura di alcune specie di zanzare che provoca sintomi simili a quelle dell’influenza. Tra i sintomi ci sono anche i forti dolori articolari e altre complicazioni.

La chikungunya provoca stop alle donazioni presso la ASL 2 e impegnativo è il lavoro per Regione Lazio e ASL per contenere il fenomeno cercando di limitarne la diffusione. Nella zona di competenza vivono circa 1,2 milioni di persone tra le quali ci sono tanti donatori di sangue.

Chikungunya provoca stop alle donazioni: scatta l’emergenza sangue

La sospensione doverosa da parte delle autorità competenti ha fatto scattare l’emergenza sangue nella Regione Lazio che chiede aiuto alle altre regioni. Ricordiamo che si può donare cliccando su uno dei seguenti link:

Cos’è la chikungunya

L’ISS, Istituto Superiore di Sanità, spiega cosa sia la chikungunya, una malattia virale caratterizzata da febbre acuta e trasmessa dalla puntura di zanzare infette. Il nome chikungunya, in lingua swahili, significa “ciò che curva” o “contorce”.

La prima epidemia nota è stata descritta nel 1952 in Tanzania, anche se già nel 1779 era stata descritta un’epidemia in Indonesia forse attribuibile allo stesso agente virale. A partire dagli anni ’50, varie epidemie di chikungunya si sono verificate in Asia e in Africa. In Europa nell’agosto 2007 sono stati notificati i primi casi autoctoni in Emilia Romagna.

Sintomi e quadro clinico

Dopo un periodo di incubazione di 3-12 giorni, si manifesta una sintomatologia simil-influenzale che include febbre alta, brividi, cefalea, nausea, vomito e soprattutto importanti artralgie. Queste sono tali da limitare molto i movimenti dei pazienti che tendono a rimanere assolutamente immobili e assumere posizioni antalgiche.

Si può sviluppare anche un esantema maculopapulare pruriginoso. Il tutto si risolve spontaneamente, in genere in pochi giorni, ma i dolori articolari possono persistere anche per mesi. Le complicanze più gravi sono rare e possono essere di natura emorragica (ma non in modo così grave come nella dengue) entro 3-5 giorni, o neurologica, soprattutto nei bambini. In rarissimi casi la chikungunya può essere fatale, più che altro in soggetti anziani con sottostanti patologie di base.

Chikungunya provoca stop alle donazioni: da dove proviene la malattia

Il virus responsabile della chikungunya appartiene alla famiglia delle togaviridae, del genere degli alphavirus. È trasmesso dalle zanzare del genere Aedes, come Aedes aegypti (la stessa che trasmette la febbre gialla e la dengue) ed è presente soprattutto in zone rurali, mentre è raro o addirittura assente in vicinanza dei centri abitati.

Un altro importante vettore è Aedes albopictus, comunemente chiamata zanzara tigre, che è anche presente nei centri abitati del nostro paese. Questa zanzara è considerata il vettore che ha determinato la diffusione di questo virus nelle isole dell’area indiana. Inoltre anche varie specie del genere culex, sono state indicate come potenziali vettori per questo agente virale.

Diagnosi

Nel dipartimento Malattie infettive, parassitarie e immunomediate (Mipi) dell’Iss è attivo un Centro di riferimento dell’Oms per la ricerca sugli arbovirus e sulle febbri emorragiche virali. Una delle attività del centro è effettuare diagnosi nei casi sospetti di malattie da virus trasmessi da artropodi e da roditori, sia importate sia autoctone. I metodi diagnostici sono sierologici e molecolari e le più importanti malattie di importazione prese in considerazione sono:

  • dengue
  • chikungunya
  • febbre gialla
  • West Nile
  • encefalite giapponese e quelle causate da hantavirus.
Prevenzione e consigli per i viaggiatori

La prevenzione della malattia consiste innanzitutto dell’impedire o ridurre al minimo le punture delle zanzare. Sarà utile quindi per coloro che intendano recarsi in zone epidemiche seguire le precauzioni generali per difendersi dalle punture delle zanzare:

  • reti alle finestre o zanzariere nelle stanze in cui si soggiorna (meglio se impregnate con insetticidi)
  • insetticida
  • vestiti che non lascino scoperte parti del corpo (camicie con maniche lunghe, pantaloni lunghi ecc) di colore chiaro, perché i colori scuri attraggono le zanzare
  • repellenti sulle parti del corpo che rimangono scoperte, tenendo presente che il sudore ne riduce l’effetto. Donne gravide e bambini dovrebbero consultare il proprio medico o farmacista prima di utilizzare questi prodotti, mentre particolare attenzione va posta ai bambini di età inferiore ai 3 mesi, per i quali l’utilizzo è invece sconsigliato.
Rischi anche di giorno

Alcune zanzare vettori di questa malattia non sono attive solo al buio, nelle ore serali, ma anche durante il giorno. In caso di febbre di qualsiasi natura, soprattutto se accompagnata da dolori articolari, l’ISS raccomanda ai viaggiatori di rientro da un viaggio in una zona in cui è presente la malattia di segnalare i Paesi in cui si sono recati al proprio medico, o alla struttura ospedaliera a cui si sono rivolti.

Nonostante i casi importati in Europa, non ci sono evidenze che indichino di limitare scambi commerciali e viaggi in queste zone, considerando il numero limitato dei casi importati e la non severità del quadro clinico. Tuttavia categorie particolari come le donne in gravidanza e le persone con malattie croniche o scarse difese immunitarie dovrebbero chiedere consigli al proprio medico sull’opportunità di intraprendere un viaggio in una zona endemica per chikungunya.

Fonte delle informazioni sanitarie: Epicentro ISS

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